Oggetto sempre più di design, strettamente legato alla ferramenta ed alla serratura di porte e finestre, è la maniglia.
La storia dell’arte e dell’architettura non ha tramandato un’origine certa delle maniglie: vi sono delle ipotesi, ma non sappiamo esattamente quando siano comparse maniglie dotate di un meccanismo che, ruotando, apra le ante.
C’è però una data: il 1878, quando l’inventore afroamericano Osborn Dorsey registrò negli Stati Uniti il primo brevetto di una maniglia. Anche se è probabile che meccanismi simili esistessero già in precedenza, è a Dorsey che si attribuisce normalmente l’invenzione delle maniglie per come le conosciamo oggi.
Prima di allora la maniglia consisteva in una sporgenza che serviva per spingere o tirare la porta, mentre lucchetto o chiavistello venivano utilizzati per mettere in sicurezza l’abitazione.
Inizialmente la maniglia non era considerata un elemento di design, ma semplicemente un componente tecnico e la sua costruzione era affidata al fabbro.
La maniglia è poi diventata elemento di personalizzazione e distinzione ed i fabbri hanno iniziato a collaborare con artisti che hanno introdotto materiali più nobili come la porcellana, il legno e la ceramica.
Con l’avvento dell’Art Nouveau, ai primi del ‘900, e grazie all’architetto belga Victor Horta, le maniglie vengono caratterizzate da forme fluide ed ispirate alla natura.
Diventano così parte integrante dell’architettura, tanto da essere progettate sempre di più dagli architetti anziché dai semplici artigiani.
Nel 1922 l’architetto e designer Walter Gropius è l’autore della prima maniglia cilindrica per porta, ancora oggi considerata un’icona del XX secolo e sempre presente tra i prodotti più importanti emersi nell’epoca del modernismo.
All’incirca negli stessi anni in Austria, il filosofo Ludwig Wittgenstein pensa e disegna una maniglia per la casa che progetta per la sorella Margaret. Impegnato nella progettazione per circa un anno, il risultato diventa la maniglia dalla forma più comune nel design moderno, una “barra cilindrica piegata”.
La produzione delle maniglie diventa più diffusa dopo la seconda guerra mondiale poiché molti macchinari, prima predisposti alla produzione di armi, vengono riconvertiti per la produzione delle maniglie.
Negli anni ’50 l’architetto e designer italiano Giò Ponti afferma che “non è la maniglia che deve adattarsi all’uso, è la mano che grazie alle sue caratteristiche può adattarsi” e inizia a collaborare e a disegnare i primi modelli per l’azienda Olivari. Ne derivarono i primi modelli di design, prodotti partendo da barre in ottone o bronzo e ricavate da fusione in terra.
In seguito si susseguono collaborazioni con altri architetti di spicco come Franco Albini, Ignazio Gardella, Angelo Mangiarotti, Caccia Dominioni ed i BBPR che danno vita alle più note maniglie di design.
Le tecnologie si evolvono e nel ‘70, con l’avvento dei nuovi materiali tra cui la plastica, si subisce un distacco dalla tradizione. Le maniglie, oggi, vengono realizzate in alluminio con leghe pregiate e resistenti alla corrosione oppure con ottime leghe di ottone o zama.
Diverse evoluzioni si sono riscontrate, invece, in materia di sicurezza.
Tra le prime innovazioni ritroviamo la maniglia con chiave, che garantisce una sicurezza maggiore rispetto alle maniglie standard, impedendo scassi dall’esterno. Molto simile la maniglia con il pulsante, che differisce solo per il meccanismo di fermo e che permette di sbloccare la maniglia premendo il pulsante.
Successivamente sono stati implementate ulteriori funzioni di sicurezza integrata che impediscono l’azionamento della ferramenta dall’esterno anche senza l’utilizzo di chiavi o pulsanti.
Si è arrivati poi alle più moderne maniglie a scomparsa, per un design estremamente minimale. Tra le più recenti novità troviamo le maniglie wi-fi dotate di un meccanismo di blocco elettromeccanico gestito direttamente da una App del telefono.